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{{Citazione|Oltre il mare, la lanterna di Delo custodisce gli Occhi della Verità.|Aletheia}}
 
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'''La lanterna di Delo '''è una costruzione facente parte dell'immensa [[statua di Apollo]], costruita dall'architetto ed inventore siracusano [[Archimede]].
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All'interno della saga di God of War, compare solo in [[God of War: Ascension]].
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== Serie di God of War ==
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=== Il giuramento ad Apollo e la costruzione della statua ===
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Sopraggiunta oramai la vecchiaia, Archimede decise di intraprendere un'ultima titanica impresa: la costruzione di una sontuosa ed immensa statua, grande quanto un titano, in onore del [[Dei dell'Olimpo|Dio]] dell'illuminazione. Determinato nel suo progetto, l'inventore giurò il compimento dell'effigie allo stesso [[Apollo]]; giuramento che venne testimoniato dalle [[Le Furie|Furie]].
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Fu così che iniziò la costruzione della scultura, che avrebbe trovato luogo nell'arcipelago di [[Delo]] (luogo di nascita di Apollo e di sua sorella [[Artemide]]). Moltissimi furono gli operai, gli scultori e i tagliapietre che Archimede mise al lavoro, la maggior parte dei quali provenivano o erano arrivati a Delo grazie alle [[Porto di Cirra|navi di]] [[Cirra]]. [[File:Progetto lanterna delo archimede.jpg|left|thumb|267x267px|Progetto dell'enorme faro di Delo, che l'architetto disegnò sulle mura del suo studio, sopra all'enorme fornace. Si può notare anche il disegno che mostra il riflesso oscuro della Lanterna, presente nella dimensione di Nyx.]]{{Citazione|Ci sono quasi. Ho faticato per anni...ancora un ultimo sforzo. Quando avrò finito la mia mente potrà riposare. L'aria di mare non fa bene alle mie ossa.|Dagli appunti di Archimede.}}
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La costruzione durò per parecchio tempo, durante il quale Archimede usò tutte le sue conoscenze e il suo ingegno per realizzare nel miglior modo possibile il suo tributo ad Apollo, anche se la continua aria di mare (unita alla sua età matura) cominciò a provocargli non pochi dolori alle ossa. Nonostante la sua grande cura e dedizione nella costruzione dell'effigie, Archimede rivolse gran parte delle proprie attenzioni nella realizzazione di quello che sarebbe stato il suo capolavoro assoluto, il culmine del suo sapere e delle sue conoscenze unite in una singola creazione: la Lanterna.
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Collegata al resto del complesso attraverso una enorme catena (che poteva essere estesa o arrotolata grazie all'azione degli ingranaggi interni della statua); la lanterna fu probabilmente concepita all'inizio come il vero e proprio faro che avrebbe avuto il compito di guidare le navi attraverso il fitto arcipelago di Delo. La mente del siracusano la concepì, però, anche per essere un ottimo osservatorio per i vari corpi celesti, posti da [[Urano]] nella volta del cosmo.
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Molti furono gli studi sugli astri che Archimede condusse prima della costruzione della lanterna, molti dei quali anche grazie all'utilizzo di una [[macchina di Anticitera]]. E proprio su questi studi, l'architetto siracusano ideò e costruì la lanterna stessa. L'interna costruzione poteva essere considerata come un'enorme macchina di Anticitera, in quanto i complessi ingranaggi e meccanismi erano adornati, regolati e calibrati in funzione del Sole e della Luna (quest'ultima solo nell'oscura dimensione dominata da [[Nyx]]) e derivavano la loro energia proprio dagli astri, muovendosi di conseguenza; comportandosi quindi come un vero e proprio planetario meccanico. Inoltre, il faro della lanterna era alimentato da un potente fascio di luce che, generato all'interno della Statua veniva indirizzato alla lanterna attraverso gli occhi dell'effigie.
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=== L'arrivo di Castore e Polluce e la distruzione ===
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{{Citazione|Sono arrivati gli stolti. Hanno detto di essere stati mandati dalle sorelle. Impossibile. Non permetterebbero a due come loro di rovinare la mia opera!|Dagli appunti di Archimede}}Quando ormai l'opera stava per essere completata, giunsero nell'arcipelago [[Castore e Polluce]]. Inviati dalle Furie, ai due fratelli siamesi era stato ordinato di nascondere nella sontuosa statua gli [[Occhi della verità]], dell'[[oracolo di Delfi]] [[Aletheia]]; che le stesse Furie avevano strappato a forza dalle orbite della donna. In cambio, i due sarebbero divenuti i nuovi signori del [[tempio di Delfi]], ritrovando la gloria e il prestigio che erano stati loro al tempo degli Argonauti, e che avevano perso con la vecchiaia.
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Nonostante il disappunto e l'incredulità di Archimede, i due decisero che il luogo migliore per nascondere i magici occhi era proprio il fiore all'occhiello dell'architetto siracusano: la lanterna. Alla scoperta della profanazione della propria opera, Archimede giurò vendetta a Castore e Polluce, assicurandogli che non sarebbero sopravvissuti dopo aver commesso tale errore e scempio nei suoi confronti. {{Citazione|Gli stolti hanno nascosto nella lanterna un oggetto prezioso delle sorelle. Profanano la mia opera. Mi assicurerò che non sopravvivano al loro errore.|Dagli appunti di Archimede}}Non si sa per quale motivo (o per lo scontro tra il siracusano e i nuovi signori del tempio di Delfi, o per l'uso forse dell'[[amuleto di Uroboro]] da parte dei fratelli, per assicurarsi così che nessuno potesse raggiungere gli occhi), ma la sontuosa statua dedicata ad Apollo crollò. La sua magnificenza e i lunghi anni di lavoro distrutti in pochi minuti. {{Citazione|E' distrutta...ma posso ricostruirla. Sarà ancora più bella. Il mio tributo ad Apollo non andrà perduto.|Dagli appunti di Archimede}}
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Nonostante la somma tristezza e la pressione psicologica recatagli dall'accaduto, Archimede non si diede per vinto e giurò a se stesso che avrebbe ricostruito l'intera struttura, rendendola anche più bella di prima. Tutto affinché il suo tributo al Dio dell'Illuminazione non fosse dimenticato. E la ricostruzione iniziò proprio dalla massima creazione dell'inventore: la lanterna. Che venne di nuovo rialzata dopo la sua caduta, dopo il primo crollo della statua.
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=== La Sfida di Archimede ===
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{{Citazione|Le sorelle sono vicine. Lo sento. Non riesco a riflettere con lucidità. Non posso perdere la lanterna, il mio capolavoro.|Dagli appunti di Archimede}}
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Le furie però usarono questa occasione per cominciare ad infondere la loro venefica follia in Archimede, facendogli avere visioni su di un orribile futuro (mostrandogli forse la distruzione del mondo intero e la caduta dell'Olimpo, profetizzate anche dalla stessa Aletheia) e offuscando così il suo giudizio. In preda a questa indotta pazzia, il siracusano decise che avrebbe fatto in modo che nessuno sarebbe mai riuscito a raggiungere gli occhi della verità e quindi cominciò a modificare il suo capolavoro, per far in modo che rispondesse a questa nuova funzione. Inizialmente modificò il sistema di alimentazione del faro, che oltre a fungere da fonte d'illuminazione, avrebbe anche regolato la gabbia all'interno del quale era rinchiusa la reliquia sottratta all'Oracolo. Come protezione secondaria, Archimede viaggiò in una dimensione parallela, governata dalla notte (forse il luogo in cui trovò rifugio la [[Primordiali|Primordiale]] [[Nyx]], dopo il suo scontro con il Dio del Sole [[Elio]]; vista la statua presente nella dimensione di tenebra). Qui, egli modificò il riflesso oscuro della propria lanterna; facendo in modo che solo da quel lato si potesse sbloccare il meccanismo che imprigionava gli occhi nella realtà. Per assicurarsi che nessuno potesse tentare a reclamare per se la potente reliquia, il siracusano ideò una serie di insidiose sfide, ricolme di trappole e di terribili creature: la Sfida di Archimede. {{Citazione|L'ho visto. Gli occhi ci porteranno alla rovina. Farò in modo che nessuno possa raggiungerli vivo. |Dagli appunti di Archimede}}Una volta tornato dall'oscura dimensione, l'architetto siracusano sprofondò ancora di più nella follia delle Furie, cominciando a divenire sempre più instabile e paranoico. Paranoia che lo portò a cacciare dal cantiere tutti gli operai rimasti, volendo quindi continuare la ricostruzione della maestosa opera da solo. Inoltre, nella sua sempre più crescente pazzia, Archimede si convinse che la ricerca della vera bellezza e della verità (attributi cari al Dio dell'Illuminazione) consisteva nella distruzione stessa; e così anche i pochi progressi di ricostruzione conquistati andarono perduti e la lanterna tornò ad inabissarsi nel mare intorno all'arcipelago. {{Citazione|Ho cacciato tutti gli operai. Non posso fidarmi di loro. Completerò l'opera da solo. La ricerca del vero...consiste nella distruzione.|Dagli appunti di Archimede}}
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=== L'arrivo di Kratos e il recupero degli occhi ===
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Dietro consiglio di una morente Aletheia, [[Kratos]] s'imbarcò da Cirra diretto verso l'arcipelago di Delo, con l'obiettivo di recuperare gli Occhi della Verità; da utilizzare contro le Furie. Lungo il suo percorso per raggiungere la lanterna (e gli occhi contenuti al suo interno), lo spartano riuscì a ricostruire l'intera statua (grazie al potere soprannaturale dell'Amuleto di Uroboro). Ricostruita di nuovo l'immensa effigie, lo spartano riuscì a raggiungere la lanterna (grazie al trasporto "offerto" da una [[manticora]]) trovando all'interno, dentro alla loro elaborata gabbia, la tanto cercata reliquia di Delfi. Una volta attivata, Kratos riuscì ad accedere alla dimensione oscura, e quindi al riflesso della lanterna di Archimede; riuscendo anche a completarne la terribile sfida. In questo modo, il Fantasma di Sparta fu in grado di sbloccare i meccanismi della lanterna nella sua dimensione. Quindi, una volta tornato, riuscì ad aprire la gabbia. Per sua sfortuna, proprio in quel momento, le Furie decisero di intervenire catturando lui e Orkos e riprendendo possesso degli occhi.
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Ottenuto ciò che cercavano, le sorelle lasciarono la statua di Delo, dirette verso il [[Prigione dei Dannati|Centimane]].
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== Curiosità ==
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* Il portale che conduce alla dimensione oscura di Nyx assomiglia ad un [[portale d'Iperione]].
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* All'interno della lanterna, come decorazione, sono presenti due statue femminili (armate di lancia e scudo e con indosso un elmo) che sono le stesse a quelle che decorano i cornicioni esterni della dimora degli Dei, sul [[Monte Olimpo]].

Versione attuale delle 20:33, 27 feb 2018

Oltre il mare, la lanterna di Delo custodisce gli Occhi della Verità.

–Aletheia

Lanterna delo

Modello 3D della Lanterna di Delo

La lanterna di Delo è una costruzione facente parte dell'immensa statua di Apollo, costruita dall'architetto ed inventore siracusano Archimede.

All'interno della saga di God of War, compare solo in God of War: Ascension.

Serie di God of War[]

Il giuramento ad Apollo e la costruzione della statua[]

Sopraggiunta oramai la vecchiaia, Archimede decise di intraprendere un'ultima titanica impresa: la costruzione di una sontuosa ed immensa statua, grande quanto un titano, in onore del Dio dell'illuminazione. Determinato nel suo progetto, l'inventore giurò il compimento dell'effigie allo stesso Apollo; giuramento che venne testimoniato dalle Furie.

Fu così che iniziò la costruzione della scultura, che avrebbe trovato luogo nell'arcipelago di Delo (luogo di nascita di Apollo e di sua sorella Artemide). Moltissimi furono gli operai, gli scultori e i tagliapietre che Archimede mise al lavoro, la maggior parte dei quali provenivano o erano arrivati a Delo grazie alle navi di Cirra.

Progetto lanterna delo archimede

Progetto dell'enorme faro di Delo, che l'architetto disegnò sulle mura del suo studio, sopra all'enorme fornace. Si può notare anche il disegno che mostra il riflesso oscuro della Lanterna, presente nella dimensione di Nyx.

Ci sono quasi. Ho faticato per anni...ancora un ultimo sforzo. Quando avrò finito la mia mente potrà riposare. L'aria di mare non fa bene alle mie ossa.

–Dagli appunti di Archimede.

La costruzione durò per parecchio tempo, durante il quale Archimede usò tutte le sue conoscenze e il suo ingegno per realizzare nel miglior modo possibile il suo tributo ad Apollo, anche se la continua aria di mare (unita alla sua età matura) cominciò a provocargli non pochi dolori alle ossa. Nonostante la sua grande cura e dedizione nella costruzione dell'effigie, Archimede rivolse gran parte delle proprie attenzioni nella realizzazione di quello che sarebbe stato il suo capolavoro assoluto, il culmine del suo sapere e delle sue conoscenze unite in una singola creazione: la Lanterna.

Collegata al resto del complesso attraverso una enorme catena (che poteva essere estesa o arrotolata grazie all'azione degli ingranaggi interni della statua); la lanterna fu probabilmente concepita all'inizio come il vero e proprio faro che avrebbe avuto il compito di guidare le navi attraverso il fitto arcipelago di Delo. La mente del siracusano la concepì, però, anche per essere un ottimo osservatorio per i vari corpi celesti, posti da Urano nella volta del cosmo.

Molti furono gli studi sugli astri che Archimede condusse prima della costruzione della lanterna, molti dei quali anche grazie all'utilizzo di una macchina di Anticitera. E proprio su questi studi, l'architetto siracusano ideò e costruì la lanterna stessa. L'interna costruzione poteva essere considerata come un'enorme macchina di Anticitera, in quanto i complessi ingranaggi e meccanismi erano adornati, regolati e calibrati in funzione del Sole e della Luna (quest'ultima solo nell'oscura dimensione dominata da Nyx) e derivavano la loro energia proprio dagli astri, muovendosi di conseguenza; comportandosi quindi come un vero e proprio planetario meccanico. Inoltre, il faro della lanterna era alimentato da un potente fascio di luce che, generato all'interno della Statua veniva indirizzato alla lanterna attraverso gli occhi dell'effigie.

L'arrivo di Castore e Polluce e la distruzione[]

Sono arrivati gli stolti. Hanno detto di essere stati mandati dalle sorelle. Impossibile. Non permetterebbero a due come loro di rovinare la mia opera!

–Dagli appunti di Archimede

Quando ormai l'opera stava per essere completata, giunsero nell'arcipelago Castore e Polluce. Inviati dalle Furie, ai due fratelli siamesi era stato ordinato di nascondere nella sontuosa statua gli Occhi della verità, dell'oracolo di Delfi Aletheia; che le stesse Furie avevano strappato a forza dalle orbite della donna. In cambio, i due sarebbero divenuti i nuovi signori del tempio di Delfi, ritrovando la gloria e il prestigio che erano stati loro al tempo degli Argonauti, e che avevano perso con la vecchiaia.

Nonostante il disappunto e l'incredulità di Archimede, i due decisero che il luogo migliore per nascondere i magici occhi era proprio il fiore all'occhiello dell'architetto siracusano: la lanterna. Alla scoperta della profanazione della propria opera, Archimede giurò vendetta a Castore e Polluce, assicurandogli che non sarebbero sopravvissuti dopo aver commesso tale errore e scempio nei suoi confronti.

Gli stolti hanno nascosto nella lanterna un oggetto prezioso delle sorelle. Profanano la mia opera. Mi assicurerò che non sopravvivano al loro errore.

–Dagli appunti di Archimede

Non si sa per quale motivo (o per lo scontro tra il siracusano e i nuovi signori del tempio di Delfi, o per l'uso forse dell'amuleto di Uroboro da parte dei fratelli, per assicurarsi così che nessuno potesse raggiungere gli occhi), ma la sontuosa statua dedicata ad Apollo crollò. La sua magnificenza e i lunghi anni di lavoro distrutti in pochi minuti.

E' distrutta...ma posso ricostruirla. Sarà ancora più bella. Il mio tributo ad Apollo non andrà perduto.

–Dagli appunti di Archimede

Nonostante la somma tristezza e la pressione psicologica recatagli dall'accaduto, Archimede non si diede per vinto e giurò a se stesso che avrebbe ricostruito l'intera struttura, rendendola anche più bella di prima. Tutto affinché il suo tributo al Dio dell'Illuminazione non fosse dimenticato. E la ricostruzione iniziò proprio dalla massima creazione dell'inventore: la lanterna. Che venne di nuovo rialzata dopo la sua caduta, dopo il primo crollo della statua.

La Sfida di Archimede[]

Le sorelle sono vicine. Lo sento. Non riesco a riflettere con lucidità. Non posso perdere la lanterna, il mio capolavoro.

–Dagli appunti di Archimede

Le furie però usarono questa occasione per cominciare ad infondere la loro venefica follia in Archimede, facendogli avere visioni su di un orribile futuro (mostrandogli forse la distruzione del mondo intero e la caduta dell'Olimpo, profetizzate anche dalla stessa Aletheia) e offuscando così il suo giudizio. In preda a questa indotta pazzia, il siracusano decise che avrebbe fatto in modo che nessuno sarebbe mai riuscito a raggiungere gli occhi della verità e quindi cominciò a modificare il suo capolavoro, per far in modo che rispondesse a questa nuova funzione. Inizialmente modificò il sistema di alimentazione del faro, che oltre a fungere da fonte d'illuminazione, avrebbe anche regolato la gabbia all'interno del quale era rinchiusa la reliquia sottratta all'Oracolo. Come protezione secondaria, Archimede viaggiò in una dimensione parallela, governata dalla notte (forse il luogo in cui trovò rifugio la Primordiale Nyx, dopo il suo scontro con il Dio del Sole Elio; vista la statua presente nella dimensione di tenebra). Qui, egli modificò il riflesso oscuro della propria lanterna; facendo in modo che solo da quel lato si potesse sbloccare il meccanismo che imprigionava gli occhi nella realtà. Per assicurarsi che nessuno potesse tentare a reclamare per se la potente reliquia, il siracusano ideò una serie di insidiose sfide, ricolme di trappole e di terribili creature: la Sfida di Archimede.

L'ho visto. Gli occhi ci porteranno alla rovina. Farò in modo che nessuno possa raggiungerli vivo.

–Dagli appunti di Archimede

Una volta tornato dall'oscura dimensione, l'architetto siracusano sprofondò ancora di più nella follia delle Furie, cominciando a divenire sempre più instabile e paranoico. Paranoia che lo portò a cacciare dal cantiere tutti gli operai rimasti, volendo quindi continuare la ricostruzione della maestosa opera da solo. Inoltre, nella sua sempre più crescente pazzia, Archimede si convinse che la ricerca della vera bellezza e della verità (attributi cari al Dio dell'Illuminazione) consisteva nella distruzione stessa; e così anche i pochi progressi di ricostruzione conquistati andarono perduti e la lanterna tornò ad inabissarsi nel mare intorno all'arcipelago.

Ho cacciato tutti gli operai. Non posso fidarmi di loro. Completerò l'opera da solo. La ricerca del vero...consiste nella distruzione.

–Dagli appunti di Archimede

L'arrivo di Kratos e il recupero degli occhi[]

Dietro consiglio di una morente Aletheia, Kratos s'imbarcò da Cirra diretto verso l'arcipelago di Delo, con l'obiettivo di recuperare gli Occhi della Verità; da utilizzare contro le Furie. Lungo il suo percorso per raggiungere la lanterna (e gli occhi contenuti al suo interno), lo spartano riuscì a ricostruire l'intera statua (grazie al potere soprannaturale dell'Amuleto di Uroboro). Ricostruita di nuovo l'immensa effigie, lo spartano riuscì a raggiungere la lanterna (grazie al trasporto "offerto" da una manticora) trovando all'interno, dentro alla loro elaborata gabbia, la tanto cercata reliquia di Delfi. Una volta attivata, Kratos riuscì ad accedere alla dimensione oscura, e quindi al riflesso della lanterna di Archimede; riuscendo anche a completarne la terribile sfida. In questo modo, il Fantasma di Sparta fu in grado di sbloccare i meccanismi della lanterna nella sua dimensione. Quindi, una volta tornato, riuscì ad aprire la gabbia. Per sua sfortuna, proprio in quel momento, le Furie decisero di intervenire catturando lui e Orkos e riprendendo possesso degli occhi.

Ottenuto ciò che cercavano, le sorelle lasciarono la statua di Delo, dirette verso il Centimane.

Curiosità[]

  • Il portale che conduce alla dimensione oscura di Nyx assomiglia ad un portale d'Iperione.
  • All'interno della lanterna, come decorazione, sono presenti due statue femminili (armate di lancia e scudo e con indosso un elmo) che sono le stesse a quelle che decorano i cornicioni esterni della dimora degli Dei, sul Monte Olimpo.